“[…] Nelle Ande, l’ingestione di foglie di coca permette agli indios di procurarsi gli elementi essenziali per garantire l’equilibrio nutrizionale. La coca, nella sua forma naturale, non è mai stata “cocaina”. Le sue foglie sono un cibo molto ricco di proteine, zuccheri, grassi, fibre, vitamine, oligoelementi e solo in minima parte di alcaloidi. In effetti, la razione di coca naturale che un indio ingerisce in venticinque giorni, un drogato la consuma, come cocaina, in una sola dose. A seguito del procedimento chimico di estrazione della droga, il rimanente 99.7% delle foglie risulta inservibile ed è uno scarto che danneggia parecchio l’ecologia del terreno, sul quale viene bruciato come spazzature. […]”
(H. Mamani, Negli occhi dello sciamano)
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