(fonte: Corriere della Sera), testo di Roberto Di Ferdinando
I droni, i velivoli aerei telecomandati a distanza, capaci di colpire mortalmente o mettere fuori uso gli obbiettivi su cui sono puntati, oppure di effettuare ricognizioni in territori ostili, rappresentano l’attualità più importante in tema di armamenti. Utilizzati ormai da oltre un decennio dagli USA (prima con l’amministrazione Bush, adesso, ed in maniera intensa, per non dire spregiudicata, da quella Obama) e da Israele nella lotta al terrorismo, hanno dimostrato tutta la loro efficienza: colpire pesantemente il nemico senza esporre al rischio i propri soldati. Contemporaneamente si è anche aperto un dibattito sull’eticità nell’impiego militare di tali velivoli. Infatti, i droni sono impiegati principalmente non in scontri aperti ed in guerre dichiarate, ma prevalentemente in operazioni anti-terrorismo, spesso violando i cieli di paesi sovrani, e colpendo cittadini stranieri. Uno strumento di morte il cui impiego violerebbe norme e convenzioni internazionali. Ma le critiche ed i dubbi sul loro utilizzo sembra interessare poco i governi, in particolare quelli occidentali, che invece preferiscono ricordare i loro successi (ricognizioni dettagliate di territori e attacchi mortali) senza perdite. Il Ministro della Difesa francese, Jean-Ives Le Drian, esponente di un governo di centro-sinistra (!), ha manifestato l’intenzione di acquistare 12 droni negli USA, lamentandosi del fatto che non esiste in Europa un tal prodotto. Lacuna industriale del Vecchio Continente che però sembrerebbe colmarsi a breve; infatti le principali aziende europe in campo aerospaziale: la franco-tedesca-spagnola EADS, la francese Desault e l’italiana Finmeccanica (con partecipazione pubblica) hanno chiesto congiuntamente ai governi un piano di collaborazione ed un finanziamento per la progettazione e realizzazione di un modello di drone di sorveglianza, ma all’opportunità anche armato, di classe MALE (Medium Altitude Long-Endurance).
L’Italia utilizza in Afghanistan due reaper americani (acquistati), a scopo di ricognizione ma con possibilità di essere armati, così come la Francia in Mali. I governi europei però si sono lamentati in quanto pur avendo acquistato i droni dall’alleato statunitense, questo, sta ponendo molti limiti (l’Italia da due anni sta attendendo l’autorizzazione USA ad armare i propri droni) in materia di armamenti e spionaggio anche nei confronti di paesi amici e fedeli.
RDF
Commenti recenti